GIACOMO LISIA

E LA TERRA DI MACERATA: UN AMORE CORRISPOSTO

Con questa ampia rassegna artistica Giacomo Lisia sigilla il suo patto di amore verso una terra e una gente che - sono parole sue - dimostrandosi "ospitalissima, cordiale, spontanea e leale mi ha sempre riservato un' accoglienza di grande favore e di gradita benevolenza". Risale alla Pasqua del 1975 il primo, quasi timido, incontro fra Lisia e la provincia di Macerata, a cui segue immediatamente la reciprocità della conoscenza, dell' apprezzamento, dell' amicizia, del corteggiamento. "Questa terra mi ha sedotto come una gran dama. Bella e attraente, sincera e cortese...". Ce n' era abbastanza per innalzare  questo rapporto ad un livello ancora più sublime per cui l' una, la terra maceratese, si offre come materia spontanea e sincera all' altro, Lisia, che ne coglie la profonda suggestione artistica divenendone, con le sue innumerevoli tele, il biografo-cantore-pittore. "Questa terra - afferma riconoscente - è diventata la mia ispiratrice..."

Ma Lisia non improvvisa nè si dimostra invadente, si accosta a questi ambienti con rispetto, con discrezione. Ricerca, scopre e conosce la tradizione storico-pittorica di questi luoghi e, insieme, l' indole, lo spirito dei suoi abitanti. Lo troviamo impegnato, fin dall' inizio, a frugare con l' intelligente curiosità dell' occhio e della mente nelle chiese, negli oratori, nei chiostri, nei musei, ad intrattenersi con i pittori del luogo, antichi e moderni, e con le loro scuole, a ricostruire le tendenze artistico-figurative (un' apprezzabile traccia di questo impegno di studioso la troviamo nella pubblicazione di uno scritto sull' opera dei fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni di S. Severino Marche).

A quest' azione investigativa Giacomo Lisia unisce quella di viaggiatore, scopritore e fruitore di luoghi e culture locali: dalle distese marine adriatiche agli aspri e dentati monti appenninici, dalle colline dai dolci profili ai boschi ombrosi, dai fiumi e corsi d' acqua torrentizi ai prati odorosi e ai campi coltivati, dai paesi isolati e raccolti in se stessi alle città seducenti. E dappertutto strade e sentieri che dipartendosi da questi luoghi e intrecciandosi fra di loro risalgono dal mare e dalle pianure e attraverso le ricche vallate valicano il crinale dell' Appennino per discendere verso l' Umbria. Quello che il Carducci poeta aveva visto e cantato con belle rime "...Un digradare di monti che difendono; ...un sorgere di colli che salutano; un' apertura di valli che arridono..." ora Lisia pittore vede e canta con bei colori e giusta luce, penetrando nell' anima di quella provincia e trasfondendovi la sua. A nient' altro obbedisce se non alla profondità del sentimento e alla sincerità dell' ispirazione.

I cinquantasette Comuni della provincia, in questi quadri, ci sono tutti e tutti sono ritratti felicemente: chi facendosi sorprendere dall' artista e chi mettendosi in posa per lui. Alcuni aspetti li accomunano a tutto il territorio, altri invece li differenziano e conferiscono identità.

Cittadine e paesi sorgono lungo le antiche strade, presso gli incroci, nel corso di una valle o lungo il pendio del monte o sulla sommità di un' altura. Cieli tersi o appena velati dappertutto, con una luce che suscita le forme e scandisce le ore del giorno o della stagione, alberi e cespugli a volte in solitudine a volte "invadenti", campi coltivati con gli steccati di confine a bella vista o con i muretti di pietra allineati, sentieri polverosi, vie e vicoli scoscesi, selciati lucidi, piazzette rumorose, cortili in penombra, atri muscosi. Altri elementi si aggiungono nello spazio senza contaminarlo anzi componendosi armonicamente in esso: portali, archi, porte, scalinate, ballatoi, muri sconnessi, facciate slavate, finestrucce occhieggianti, tetti di ruggine...

Qua e là qualche torre, rocca o castello o ciò che, rudere silenzioso fra rovi, rimane di essi. E spesso, appena fuori dei centri abitati, un' abbazia, una pieve,un convento, un santuario. E, sempre, dentro e sovrastante il paese: campanili e chiese. Questi sacri luoghi sembrano ricordarci il rifugio, l' accoglienza, il coraggio e la speranza che seppero dare, nel raccoglimento e nella penombra, alle tante generazioni contadine e artigiane che proprio lì trascorsero silenziose e laboriose l' esistenza.

Sanno di storia antica questi paese che Lisia racconta ed è storia di costumi, di comportamenti, di ispirazioni, di fatti, di cose di sempre della bella terra maceratese.

La narrazione, mai contaminata dall' emotività scomposta ma nemmeno viziata dal distacco compiaciuto, in ogni pagina si arricchisce e si precisa recuperando i sapori, i colori, le forme, i suoni, i rumori... I luoghi sembrano animarsi, quasi per magia, di personaggi anzi di persone che non vediamo ma sentiamo dentro il quadro, con le loro vicende personali, con i loro panni, volti, sguardi, gesti, portamenti, con il loro gruzzolo di sentimenti, di ansie e di speranze: frati in preghiera, viandanti nei sentieri, pastori sui prati, contadini nei campi, artigiani nelle bottegucce, donne nelle case, vecchierelle sui pianerottoli, ragazzi chiassosi nelle piazzette, fanciulle sognanti alla finestra... e via via altre figure ancora indulgendo, piacevolmente nell' immaginazione, alle reminiscenze della lirica leopardiana che proprio in questi luoghi si è alimentata.

Giacomo Lisia convince e persuade in questi dipinti della provincia di Macerata perchè ha una ricchezza interiore e una sensibilità nativa da esprimere e l' una e l' altra esprime con pienezza e sincerità. Appare speculare la situazione fra il soggetto da ritrarre e il soggetto che ritrae. Lisia non si sente diverso da ciò che rappresenta, a cominciare proprio dall' appartenenza ideale a quel popolo della sana provincia marchigiana (ma anche laziale, toscana, abruzzese...) con tutto ciò che essa ha rappresentato da sempre: l' impegno abituale al lavoro e alla fatica, la laboriosità creativa, la solidarietà gratuita, la bontà generosa, la religiosità schietta, la moralità semplice e solida.

Questo patrimonio di sentimenti, di esperienze e di valori costituisce il messaggio e l' eredità che Giacomo Lisia ci ha lasciato e che, tributo alla sua memoria di uomo e di artista, potremmo mettere come didascalia ad ogni quadro e a tutta la sua rassegna artistica.

Prof: Moretti Antonio

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