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Antonino De Bono
Da
"Arte più Arte" -
Di Antonino De Bono
GIACOMO LISIA:
La Vibrazione del tono
diffuso, ampliato,sensualizzato, imposto sulla scena come condensazione dell' aria e della luce.
Il Rinascimento aveva mostrato di conoscere la costruzione piramidale dello spazio, l' urgenza dei piani che si sovrapponevano; Poussin viveva invece la scena come evento drammatico, immetteva i suoi personaggi alla ribalta del paesaggio come se dovessero infondere forza ai boschi con la loro presenza.
Giacomo Lisia modula un suo paesaggio circolare, fondato per onde cromatiche, che danno seduzione al piano compositivo ed accentrano il calore della luce che avvolge ogni cosa e permea oggetti e figure.
La luce diventa quindi la protagonista assoluta del quadro.
La frande verità usata dal pittore di Paliano (Frosinone) è la vibrazione del tono mediterraneo diffuso, ampliato, sensualizzato, imposto sulla scena come condensazione dell' aria e della luce, nutrite di cromie in sospensione. Un felice connubio tra naturalismo ed impressionismo, per accordare le leggi ottiche messe a punto da Chevreul, con l' autonomia di linguaggio dell' Ottocento.
Lisia dipinge di preferenza i luoghi che costituiscono la fascia tra le Marche ed il Lazio, amando diluire i toni per rendere l' evanescenza dei mattini incerti di marzo o di settembre, o rafforzarli per dare freschezza cristallina alle primavere ed agli autunni. Domina la luce in una delicata e nitida armonia di forme sottoposte ad una continua vibrazione, usando una pennellata morbida, fluttuante che non si spezza mai e non perde mai il contatto con l' evento drammatico scaturito dalla natura. È sublime quindi per questo impulso ricettivo e nell' abilità di dosare le gradazioni atmosferiche ed ambientali e di immettersi nei bruschi passaggi del tempo e delle stagioni, come faceva Monet.
Una pittura visiva che assomma delicatezza e levità di accenti, vellutati passaggi e ricchezza di toni liberi, aerei, meravigliosamente rischiarati da una luce interiore. Ed ecco avvicendarsi le immagini del lago di Caccamo, il paesaggio che fa corona a Montepulciano, gli olivi contorti e danteschi della Puglia, le visioni orientali di Venezia, gli sguardi sognanti della provincia di Latina e di Frosinone.
Si stacca, Giacomo Lisia, dai suoi paesaggi inondati di sole, negli squarci di volti e di corpi che paiono emergere su muri sgretolati e corrosi dalla notte dei secoli. Mimano antichi affreschi che accentrano una sacra immagine dipinta ed armonicamente salvata per trasmettere ai posteri le sue sembianze quasi fatate e mistiche.
Ma il vero Lisia è nella paesistica che assume vertici ineguagliati per il pulsare di luci e colori in una perenne felicità atmosferica.
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