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Quando un pittore muore Il suo suo studio è fermato da una gelida assenza.
I suoi colori sono fermi, la tela rimane bianca e indefinita. La sua compagnia, i suoi figli, la sua libertà sono smarriti.
La mano dopo il cuore e la mente non plasmano più. Tutto sembra ormai dolore, disperazione, assenza, morte, passato. Al pari di una sinfonia però è un quadro, capolavoro o no che sia.
La mano che porta sulla tela i colori uno o mille è come un pentagramma ricolmo di note precise. Lo studio è gelidamente vuoto ora che il pittore non ha più mano.
Nella notte i colori piangono quella mano per non aver potuto ancora servire l' arte.
Sono sicuro che una danza, la danza dei colori, nel buio della notte, nel gelido silenzio di uno studio ormai vuoto, festeggiano la loro obbedienza alla libertà dell' arte, arte che l' uomo ha onorato.
Allora quell' essere sensibile che ormai non c' è più, viene onorato da tutti i colori dell' arcobaleno. Con loro ha trascorso mille momenti, sensazioni, ricordi, torture, libertà. Girasoli, clown, tramonti , mari, risa, pianti, pazzie, solitudini e abbracci.
Lo studio è vuoto della presenza del pittore ma nessuno se ne dolga, perchè i colori continueranno a danzare nella notte per la mente, il cuore e la mano di chi li ha plasmati.
Gli affetti, la sua libertà non piangano chi ha vissuto ciò che voleva vivere.
E lo studio del pittore non è più gelido ma vive con la danza dei suoi mille colori.
Di Bruno Lopino
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